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Lugano

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Enrico Castellani è nato a Rovigo nel 1930 e ha studiato arte, scultura e architettura in Belgio fino al 1956, quando si è laureato all’École Nationale Superiéure. L’anno seguente tornò in Italia, stabilendosi a Milano, dove divenne un membro attivo della nuova scena artistica. In particolare ha collaborato con il suo amico Piero Manzoni, con il quale ha stretto una collaborazione artistica. Il contrasto tra le loro personalità ha portato curiosità e interesse da parte dei commentatori d’arte di quel tempo, poiché Manzoni era così vulcanico, spettinato e giocoso, mentre Castellani era serio, distinto e riflessivo. Ispirato dalla pittura d’azione, in particolare da Mark Tobey, e riconoscendo questo tipo di arte come un modo per raggiungere il completamento con successo, ha iniziato un nuovo inizio, che ha suggerito di ripristinare le esperienze artistiche precedenti e di stabilirlo in una nuova associazione amichevole con il progresso sociale. Questa reimpostazione è stata realizzata da Manzoni, Castellani e Bonalumi con l’uso di tele monocromatiche (spesso totalmente bianche) rovesciate con varie tecniche per creare effetti di luci e ombre con l’angolo variabile della sorgente luminosa. Era così originale, che era considerato di fondamentale importanza nella storia dell’arte astratta del XX secolo, non solo per quanto riguarda la scena italiana, ma soprattutto per quella internazionale. L’eco del loro lavoro ha influenzato e ispirato Donald Judd, che ha definito Castellani il padre del minimalismo in un articolo del 1966. Se Piero Manzoni ha scelto come materiali preferiti il ​​caolino e il cotone per i suoi famosi “Achromi”, Castellani e Bonalumi hanno intrapreso un corso rigoroso di studio e analisi delle possibilità fornite dall’eversione della tela attraverso l’uso di chiodi, nervature, forme di legno e metallo inserite dietro la tela. Nel 1959, Castellani realizzò la sua prima superficie in rilievo, che divenne una costante nel suo stile. Questo fu chiamato dai critici “ripetizione diversa”, dove questa ripetizione accuratamente scelta di pieni e vuoti sulle sporgenze ritmiche della tela è sempre una nuova strada, anche se coerente e intensa.

È entrato alla Biennale di Venezia nel 1964, nel 1966 (con una personale), nel 1984 e nel 2003. Nel 1965 ha partecipato al collettivo “The Responsive Eye” al MoMA di New York e all’ottava Biennale di San Paolo, in Brasile. Nel 1970 partecipa alla collettiva “Vitalità del negativo nell’arte italiana”, a cura di Achille Bonito Oliva, presso il Palazzo delle Esposizioni di Roma. Nel 1981 partecipa a “Identità italiana. Arte in Italia dopo il 1959”, a cura di Germano Celant, al Centre Pompidou di Parigi; nel 1983, a Palazzo Reale di Milano per la mostra “Programma di arte e cinetica 1953-63”. Nel 1994 è stato invitato alla mostra “La metamorfosi italiana” al Solomon R. Guggenheim Museum di New York. Muore nel 2017.