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Lugano

Michelangelo Pistoletto

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Il 25 giugno del 1933 nasce a Biella da genitori ambedue artisti. Michelangelo Olivero Pistoletto, il padre, è restauratore e pittore, in particolare di affreschi, e dopo un anno dalla nascita del figlio apre uno studio a Torino, dove si trasferice con tutta la famiglia. A partire dai quattordici anni, Pistoletto inizia a lavorare con il padre, sono anni durante i quali fa sue le tecniche appartenenti alla tradizione dell’arte occidentale. A diciotto anni viene iscritto dalla madre alla scuola pubblicitaria di Armando Testa; due anni dopo, alla ricerca della propria indipendenza, decide di aprire uno studio di advertising. Per qualche anno l’artista continua a lavorare sia con il padre sia nel mondo della pubblicità: due mondi opposti, il passato e il presente, che ritroveremo fusi insieme nelle sue opere. Nel 1955 esordisce con il suo primo dipinto, esposto al Circolo degli Artisti di Torino: un autoritratto dalla testa al busto; è sull’autoritratto che Pistoletto concentra, specialmente nella sua prima fase creativa, la sua produzione. La particolarità in queste prime opere è il tentativo di coprire con la figura ritratta tutta la superficie dell’opera, cercando così di annullare lo spazio circostante per lasciarvi il vuoto. A partire dal 1958, l’artista realizza autoritratti a figura intera e dimensioni reali: ciò che sta dietro ai soggetti ritratti sono fondi neri, oro, argento, fondi decorativi e senza nessun riferimento alla realtà. Nello stesso anno conclude il suo lavoro presso lo studio del padre e stringe la sua prima collaborazione con una galleria: la Galatea di Torino, presso la quale si terrà anche la sua prima personale nel 1960.

È durante la creazione de Il Presente, nel 1961, che finalmente giunge la soluzione a quella ricerca e analisi continua sullo sfondo: gli si rivela “lo specchio”: «Quando nel 1961», ricorderà l’artista tempo dopo, «su un fondo nero, verniciato fino a diventare specchiante, ho cominciato a dipingere il mio viso, l’ho visto venirmi incontro, staccandosi nello spazio di un ambiente in cui tutto si muoveva, e ne sono rimasto scioccato». Nel 1962, dopo diverse sperimentazioni, inizia ad utilizzare per la prima volta superfici in acciaio inox lucidato a specchio, mentre le figure sono costituite da carta velina, sulla quale Pistoletto ricalca una riproduzione fotografica a dimensioni reali. Nascono i “quadri specchianti”, fra le prime opere vi sono Autoritratto(1962) e Uomo seduto(1962). Ma soprattutto nasce nella sua opera la quadrimensionalità, l’integrazione della dimensione del tempo nell’opera: convivono in essa passato, presente e futuro, la figura ritratta, momento storico preciso e passato, e lo specchio, immagine che muta e rimane presente. Lo spettatore si ritrova così a guardarsi, immerso nel suo tempo e nel suo spazio.

È nell’aprile del 1963 che Pistoletto espone per la prima volta i quadri specchianti, durante la sua seconda personale alla Galatea. Contemporaneamente alla mostra, Pistoletto, che in quel periodo si sentiva reticente verso il mondo delle gallerie che fino ad allora aveva conosciuto, si reca a Parigi, alla ricerca di qualcosa, o meglio di qualcuno. Questo qualcuno sarà Ileana Sonnabend. La gallerista si mostra affascinata dal lavoro dell’artista a tal punto da acquistare tutte le opere esposte alla Galatea, suggellando così una collaborazione a lungo termine. Il 4 marzo del 1964 ha luogo la prima mostra personale di Pistoletto alla Galerie Ileana Sonnabend di Parigi. Nel medesimo anno l’artista crea i Plexiglas, opere esposte alla Galleria Sperone di Torino.

Comincia per Pistoletto un periodo ricco di eventi sia a livello nazionale che internazionale: durante gli anni Sessanta diverse gallerie europee e statunitensi gli dedicano mostre personali. Tra le più significative quella al Walker Art Center di Minneapolis (1966), al Palais des Beaux-Arts di Bruxelles (1967), alla Kornblee Gallery di New York (1967, 1969) e al Museum Boymans van Beuningen di Rotterdam (1969).

Un anno da ricordare è il 1967, durante il quale l’artista realizza la celebre Venere degli stracci– unione anche in questo caso di due poli opposti – opera con la quale, insieme a Oggetti in meno(1964), si avvicina agli artisti che costituiranno l’Arte Povera. È tra gli espositori della mostra Arte Poveradel 1968 alla Galleria De Foscherari di Bologna. La Venere degli straccidiventa una delle opere rappresentative del movimento artistico e al contempo il suo autore ne diventa uno dei protagonisti e precursori più importanti. Il 1967 è anche l’anno delle performances, fra cui Walking Sculpture, e della creazione del gruppo Zoo – “coloro che stanno dietro le sbarre” – formatosi spontaneamente dopo una serie di azioni collettive e costituito da artisti di ogni genere. Con Zoo si terranno diversi spettacoli e incontri in tutta Europa, in qualsivoglia genere di spazio pubblico: strade, piazze, bar, discoteche, gallerie e teatri. Nel 1967, Pistoletto vince il primo premio alla Biennale di San Paolo e il Belgian Art Critics Award.

Durante gli anni Settanta si dedica a diversi progetti espositivi: nel giugno del 1973 alla Galleria Sperone unisce la sua arte a quella del padre, che, per creare un legame con l’opera del figlio, realizza appositamente dipinti raffiguranti oggetti metallici. Due anni dopo inizia invece la serie di dodici mostre tenutesi alla Galleria Christian Stein di Torino nell’arco del 1975: Le Stanze.

Nel 1978 espone in tre occasioni a Berlino: alla Nationalgalerie, dove pone allestimenti fra le opere della collezione permanente, alla Galerie Schweinebraden e in 13 luoghi pubblici della città (“Pistoletto in Berlin”). Nel medesimo anno ha luogo presso la Galleria Giorgio Persano, un’altra mostra significativa: “L’arte assume la religione – Divisione e moltiplicazione dello specchio”. Durante questi ultimi anni del decennio si impegna anche in America, dove tiene diverse personali e organizza insieme a numerosi artisti, non solo figurativi, esibizioni per la città di Atlanta, un progetto che prende il nome di Creative Collaboration.

Gli anni Ottanta sono per l’artista un periodo dedicato alla scultura, passione che coltiva sin dalla giovinezza e che sviluppa in questi anni attraverso opere in poliuretano rigido. Nel novembre del 1981 espone, alla Galleria Salvatore Ala di New York, il gruppo scultoreo La natività. Dal 1984 inizia ad utilizzare anche il cemento, mischiando talvolta i due materiali, come ne Le quattro stagioni(1985).

Nel 1991 l’artista acquista una vecchio lanificio situato nella sua città natale, Biella, dal quale nascerà, ufficialmente sette anni dopo, Cittadellarte – Fondazione Pistoletto. Presso la Fondazione si realizzano i propositi dell’organizzazione Progetto Arte, fondata dall’artista nel 1994, con cui viene promosso l’impegno sociale nei confronti dell’arte, attraverso mostre, convegni e laboratori didattici. Al contempo, durante tutto l’ultimo decennio del secolo, Pistoletto insegna scultura all’Accademia di Belle Arti di Vienna.

Nel 2003, anno in cui l’artista riceve il Leone d’Oro alla Carriera alla Biennale di Venezia, nascono manifesto e simbolo del Terzo Paradiso, unione e armonizzazione del Primo e del Secondo Paradiso: il primo è il tempo della simbiosi fra uomo e natura, mentre il secondo è il tempo nato dalla scienza e dall’artificio. Pistoletto presenterà il Terzo Paradiso, come suo nuovo progetto, durante la consegna della laurea honoris causain Scienze Politiche donatagli dall’Università di Torino. Con Terzo Paradisoavvia un percorso impegnato nella salvaguardia dell’ambiente, collaborando con diverse associazioni.

Ricordiamo tra i riconoscimenti e gli avvenimenti più significativi del secondo decennio del 2000 la personale al Louvre di Parigi, Année 1 – Le Paradis sur Terre (2013), il Praemium Imperialericevuto a Tokyo (2013), l’installazione del simbolo del Terzo Paradiso nell’atrio del Consiglio dell’Unione Europea a Bruxelles nel 2014 e nel 2015 l’installazione dell’opera Rebirthnel parco dell Palazzo delle Nazioni di Ginevra (sede dell’ONU). Infine riceve due ulteriori lauree honoris causa: nel 2015 dall’Universidad de Las Artes de L’Havana e nel 2016 dall’Accademia di Belle Arti di Brera.